Fc United of Manchester: cambia l’ordine delle parole ma non cambia la passione. La curiosa storia degli United of Manchester è breve ma già carica di eventi, e noi di Sampgeneration non potevamo che provare una immediata e istintiva simpatia per i nuovi rossi, idealisti di Manchester, fratelli poveri dei potenti Red Devils.
Qualcuno si sarà già imbattuto nella vicenda, rispolverata pochi giorni fa dal Fatto Quotidiano, con un bell’ articolo di Lorenzo Vendemiale. In breve: nel 2005 un gruppo di tifosi del Manchester United, in aperto contrasto con la nuova dirigenza, ricca di dollari, del magnate americano Glazer, abbandona definitivamente la squadra del cuore e fonda dal nulla un nuovo team dal nome simile: Fc United of Manchester. La squadra ripartirà dalle infime categorie britanniche e ai tifosi “ribelli” toccherà gestire finanziariamente e tecnicamente la squadra.
Il nuovo United ha gli stessi colori sociali dei titolati Red Devils e uno spicchio agguerrito del suo pubblico. Negli 8 anni successivi la squadra compie una scalata inesorabile, arrivando fino all’equivalente della nostra Promozione: la Premier Division della Northern Premier League. Poi, purtroppo, un blocco. Si alza il valore degli avversari, gli United of Manchester arrivano a un passo da una nuova promozione, ma perdono tre delle ultime finali playoff. L’ultima, per eccesso di sfortuna, subendo due gol nei minuti di recupero.
Ma il pubblico non si è certo abbattuto. Al contrario segue in “massa” i suoi beniamini: nel campo “Gigg Lane” della cittadina di Bury sono circa 2 mila i tifosi che mediamente incitano la squadra. Il record della breve storia dello United è stato toccato nel 2010: avversario il Brighton (squadra di serie B inglese) e scenario la prestigiosa Fa Cup. Per lo storico match arrivarono in 10.000 a sostenere i piccoli diavoli di Manchester. Qua il video dell’incontro, in cui i piccoli diavoli di Manchester furono purtroppo presi a pallonate dai ben più quotati avversari.
Strana bestia il tifoso, specie quello italico. Guarda con sospetto, se non con dispetto, il cosiddetto “calcio moderno”, e poi spera con tutte le forze che la propria squadra si lanci in acquisti milionari. Guardate, a questo proposito, che tripudio ha scatenato il mercato pazzo di De Laurentiis, con una foga di spesa inarrestabile, sfociata nell’acquisto a botte di milioni di alcuni avanzi del mercato spagnolo. (Mah, aspettiamo il verdetto del campo..). A questo punto, sarebbe forse da rivalutare la costante oculatezza di Garrone, che per lo meno non si fa trascinare nel gorgo di un mercato che ha perso totalmente il contatto con la realtà. Questa è la nostra, forse magra, consolazione (per quanto, se saltasse fuori un Quagliarella dell’ultima ora – a 2 milioni di euri a stagione – sarei il primo a fare i caroselli per le vie).
Tornando allo United of Manchester, qua i tifosi, ben lontani dai tripudi napoletani, hanno deciso di abbandonare la ricchissima nave, capitanata dal magnate americano, non riconoscendosi più nei loro vecchi colori: “ Il nostro obiettivo, ha raccontato Andy Walsh, general manager dello United al Fatto Quotidiano– era creare un club sostenibile a lungo termine, democraticamente gestito dai tifosi, che appartenesse per davvero a tutta la comunità di Manchester. L’arrivo di Malcolm Glazer alla guida dei Red Devils – ha proseguito – è stata l’ultima goccia di un processo che ha trasformato una passione in un business, nel quale non ci riconoscevamo più”. Ecco allora la risposta: fondare un nuovo Club auto-gestito, che oggi vanta 3 mila soci che possono votare per l’elezione dei dirigenti, la scelta della maglia, dei giocatori, delle tariffe di biglietti e abbonamenti. Tutti volontari, tranne il gm Walsh e il segretario Linsday Howard” che lavorano a tempo pieno. Con i costi dell’abbonamento (circa 90 sterline) e le donazioni libere si finanziano le attività del Club, che ovviamente ripudia gli sponsor. Uno degli obiettivi sarà costruire il nuovo stadio di proprietà: “Sorgerà a Moston – dice Walsh – e costerà 5.5 milioni di sterline. Ad oggi abbiamo raccolto circa 2 milioni, grazie alle donazioni. Se in futuro – conclude Walsh mettendo le mani avanti – dovessimo raggiungere risultati importanti con la squadra, non cambieremo la gestione della società, il nostro modo di essere”.
Allora lunga vita al modello United of Manchester.