E’ possibile un ritorno di Big Jim Gasparin? La notizia sta viaggiando nell’etere e ha tutti i presupposti per concretizzarsi. E’ una squadra allo sbando, derelitta, la nostra povera Sampdoria. Una squadra alla frutta che necessita di cambi radicali, di svolte totali. E così Gasparin, allontanatosi dalla Samp per divergenze di vedute con la proprietà, torna ad essere un nome in auge. Le sue dichiarazioni filo-blucerchiate degli ultimi giorni fanno ben sperare: Gasparin riuscirà a portare a termine un lavoro iniziato e mai concluso, anche per colpa di una dirigenza fin troppo arrogante? Dagli errori si può, fortunatamente, imparare…
La parentesi di Sergio Big Jim Gasparin alla Samp fu breve ma intensa, come l’ebbrezza di una degustazione di Barolo invecchiato ad arte: arrivò a Genova nell’estate 2010, per esperienza professionale e competenza tecnica sembrava il sostituto giusto dell’indimenticabile occhio di lince Marotta in qualità di direttore generale. Dopo pochi mesi, però, sbatté la porta a causa di divergenze di vedute con alcuni personaggi importanti in società.
Oggi, con la squadra in piena crisi tecnica, il suo nome è tornato con prepotenza alla ribalta.
Indubbiamente Gasparin appare come un personaggio agli antipodi rispetto alle figure dirigenziali a cui siamo abituati in Italia: una specie di self-made man dalle umili origini. Nella sua precedente vita professionale, da giovane operaio turnista diventò vicedirettore del personale di un’azienda metalmeccanica di Schio, per poi trasferirsi in una multinazionale americana specializzata in componenti elettromeccanici in qualità di direttore centrale.
Chioma ricciolina e fluente al vento, ricordava più il chitarrista di una pop band anni ’80 che non un dirigente. Era benvoluto, aveva modi garbati ma piglio deciso.
Nel contempo Gasparin coltivava la passione per il mondo del calcio: smessi i panni da giocatore (a livelli dilettantistici), diventa arbitro ed allenatore con esiti spesso felici: nei favolosi anni ’80 della Milano da bere, vince campionati a mani basse, a Bassano del Grappa e Castelfranco Veneto e conduce il Thiene dei miracoli ad un filotto record di successi consecutivi nella Promozione veneta 1987-88, 17 vittorie nelle prime 17 gare di campionato. Alla fine degli anni ’80, viene chiamato al Lanerossi Vicenza in qualità di direttore generale ed amministratore delegato: con lui inizia un ciclo vincente che porteranno i biancorossi da una mesta C1 alla Serie A, alla conquista della prima Coppa Italia e ad una clamorosa semifinale di Coppa delle Coppe.
Ai tempi Gasparin esce brillantemente anche da una pesante crisi societaria, riuscendo a convincere una fantomatica società finanziaria britannica (la Enic) ad acquistare il pacchetto azionario del Vicenza: alla fine degli anni ’90, il brillante e brillantinato dirigente verrà addirittura messo a capo di una struttura multinazionale di primissimo livello in grado di gestire contemporaneamente quattro squadre europee di buona caratura (Vicenza, Aek Atene, Basilea e Slavia Praga).
Gli anni Zero vedono Gasparin al timone di Venezia, nuovamente Vicenza, Messina e Udinese, prima di approdare alla Samp.
A giudicare dalle prime interviste rilasciate ai media locali, tra lui e Genova sembra amore a prima vista: casa a Boccadasse, amicizie ed affetti e un progetto ambizioso di scouting per attirare giovani giocatori misconosciuti ma dall’ottimo potenziale, con l’obiettivo di riequilibrare i costi di gestione e generare significative plusvalenze.
Tra i nomi citati da Gasparin nel corso della recente intervista, troviamo calciatori oggi sulla cresta dell’onda come Iturbe, Kucka, James Rodriguez ed Alborno, che ai tempi potevano essere ingaggiati per un tozzo di pane. Un esempio di questa politica può essere rappresentato da Icardi, acquistato appena diciassettenne dal Barcellona per una cifra modesta (400.000 euro), per poi essere rivenduto all’Inter tre anni dopo per 13 milioni.
Le intenzioni erano ottime, ma nel dicembre 2010 il dirigente, scoraggiato da una persistente “resistenza interna” ai suoi ambiziosi progetti, diede le dimissioni, lasciando il campo al direttore sportivo Doriano Tosi e al Comitato Strategico (con i risultati che ben conosciamo…). Oggi Gasparin è reduce da una positiva esperienza a Catania, ma potrebbe rientrare sul cavallo bianco dei vincitori al grido: Genova gli è rimasta nel cuore e non gli dispiacerebbe tornare al timone della Samp.
Il dirigente accenna inoltre ad una cosa che andiamo ripetendo da diversi mesi, ossia che i costi salariali sostenuti dalla Samp risultano tra i più alti dell’intera Serie A: in pratica questo fattore inciderà sugli investimenti che la società dovrà effettuare a gennaio per sistemare la rosa… l’equazione è quindi chiara: prima urge sfoltire e poi si ricostruirà.
Già, sembra facile, ma chi si accollerà gli ingaggi fuori mercato di alcuni dei nostri giocatori?
4 commenti
credo che icardi non sia stato acquistato ma è stato preso in prestito dal barcellona nel 2011 a gennaio e gasparin era già andato via…comunque è un grande intenditore di calcio e grande dirigente
Vero: Gasparin andò via a dicembre e Icardi arrivò in prestito a gennaio. Ma la trattativa con il Barcellona fu avviata da lui, così come le condizioni per il riscatto. Tosi si limitò a gestire una pratica già impostata…
Ha portato Curci e Di Carlo, non ha riscattato Storari per un tozzo di pane, ha ripreso Zauri dopo il preliminare col Werder, ha riscattato quell’asino di Dessena dal Parma per 5 milioni di euro (!) , e dulcis in fundo Icardi non l’ha preso lui, ma Tosi (prorpio cosi’)
E ‘ proprio vero che con il tempo ci si dimentica le cose troppo in fretta
Pier, i soldi non glieli davano, se ne è andato via a posta per questo, non gli facevano fare il lavoro. Gasparin sarebbe finalmente un bel ritorno! Alla faccia di quell’inutile osti