2009-2016: sette lunghe stagioni, ricche di colpi di scena e scherzi del destino. Sette anni e cinque mesi in cui Roberto Soriano ha giocato nella Sampdoria. Scontato parlare di crisi del settimo anno. Anche perché l’ottavo era già in corso, dato che la storia a Genova dell’ormai ex capitano blucerchiato comincia nel febbraio 2009.
Era un’altra Sampdoria. La Sampdoria di Riccardo Garrone e Beppe Marotta. La Sampdoria allenata da Walter Mazzarri, uscita mestamente dall’Europa League per mano dello Standard Liegi ma non per questo azzoppata della sua capacità di guardare oltre l’orizzonte, con un occhio ai parametri zero e l’altro ai giovani.
Due settimane dopo l’acquisto di Pazzini, il primo febbraio sbarca a Bogliasco un promettente centrocampista cresciuto nelle giovanili del Bayern Monaco. Ti aspetti il classico crucco e invece arriva un italiano di origini avellinesi, ancora sbarbato ma dai tratti ruvidi e già con la mentalità del professionista. È Roberto Soriano, centrocampista diciottenne dai piedi buoni, acquistato per 500 mila euro. Una cifra importante per un Primavera, ma che finirà per essere abbondantemente ripagata.
Perché Soriano impiega poco tempo per far parlare di sé dalle parti di Bogliasco. A notare il suo talento – certo – i fedelissimi che seguono gli allenamenti e le partite della Primavera. Ma anche un giocatore della prima squadra che il talento lo riconosce a vista d’occhio, lui che il talento non sa dove metterlo, da quanto ne ha.
E chi se non Antonio Cassano. Il genio di Barivecchia impiega cinque minuti ad accorgersi che il ragazzino è in possesso di un bagaglio tecnico speciale. Nelle sedute di allenamento che Soriano svolge con la prima squadra, Cassano lo coccola trattandolo come il suo figlioccio. Quasi a dirgli: “Ragazzo, sì tu: farai strada”.
Garantisce Fantantonio. Eppure, per Roberto non c’è ancora posto nel calcio degli adulti. Tanto che in estate, quell’estate maledetta che ci regala il sogno Champions sfumato sul più bello per colpa di un magazziniere tedesco che dimentica una maglia negli spogliatoi del “Ferraris”, Soriano va in prestito all’Empoli, in serie B.
In un ambiente ideale per i giovani, dove si può sbagliare un passaggio o mancare un gol da due passi senza finire crocifissi sul Golgota insieme a un paio di compagni di sventura, Soriano impara subito a stare tra i grandi. Giocando come regista davanti alla difesa, nella sua prima stagione da professionista colleziona 27 presenze e 2 reti: un buon viatico per poi tornare alla casa madre, magari in serie A.
Ma alla Sampdoria succede l’imponderabile. Sconfitta dopo sconfitta, si apre il baratro della serie B e come la Juventus nel 2006, seppure in circostanze diverse, la discesa negli inferi è un’occasione d’oro per integrare nella rosa qualche giovane di valore. Su tutti proprio Roberto Soriano, che un Atzori in preda alla confusione getta nella mischia da titolare contro il Sassuolo, in un deludente pareggio per 1-1.
Il cambio di allenatore diventa una necessità: fuori Atzori, dentro Iachini. Una sostituzione che si rivela fruttuosa per i blucerchiati, meno per Soriano che si immalinconisce spesso in panchina. Fino all’ultima giornata, quando una Sampdoria a mezzo servizio risparmia energie in vista dei play-off presentandosi a Varese imbottita di riserve. E perdendo 1-3, con il gol della bandiera segnato proprio da Soriano, a zittire le prime voci che circolano tra i tifosi. “È svogliato” – “Alla sua età l’erba me la mangiavo” – “Sarebbe questo il fenomeno della Primavera?”.
Poi, lo stadio “Ossola” come il “Camp Nou”. Emozioni che si rincorrono veloci e lanciano Roberto nell’iperspazio emotivo. Prima la vittoria di Varese con una buona prestazione da titolare dietro a Eder e Pozzi, quindi il colpo di testa dopo una manciata di secondi che regola il Barcellona e regala alla Samp il trofeo Gamper.
La stagione 2012-2013 è fondamentale per la crescita di Soriano, che si specializza progressivamente nella posizione di mezzala sinistra: un’intuizione di Ferrara, poi cristallizzata da Delio Rossi in un accorgimento tattico che non cambierà più. L’anno dopo Soriano si mette pure a segnare con regolarità. Merito di Sinisa Mihajlovic, che lo trasforma in un centrocampista moderno, incoraggiandolo a cercare più spesso la porta con percussioni palla al piede e conclusioni brucianti. Dopo il gol di testa alla Lazio Soriano non si fermerà più, fino alla stagione appena conclusa impreziosita da uno score da attaccante di riserva più che da centrocampista: 8 reti di cui una doppietta nel derby. Il primo capitano della Samp a centrare questo record.
Adesso che Soriano è in procinto di firmare per il Villarreal, si può finalmente esprimere un giudizio a mente fredda sulla sua esperienza in blucerchiato. C’è chi lo ha definito un campione, chi un campione mancato, chi ancora un calciatore normale con un discreto talento sfruttato solo a sprazzi.
In effetti, talvolta lo si vedeva passeggiare in campo. Un atteggiamento che molti non gli hanno mai perdonato, chiedendone puntualmente la testa per poi fare mea culpa alla prima prodezza balistica nata dalla sua fervida fantasia. Le più memorabili? Il sinistro a incrociare nel 5-0 contro il Verona nel 2014, il missile terra-aria che accarezza la traversa contro il Bologna e la stoccata della scorsa stagione al Milan. “Hors categorie” i due dardi infilati nella porta di Perin meno di un anno fa.
Napoli, Inter, Milan, Torino… Ogni squadra sembrava quella giusta per mandarlo via. Ma alla fine il suo futuro sarà nel campionato spagnolo, dove si pratica un tipo di calcio funzionale alle sue caratteristiche, dove la creatività non viene sacrificata sull’altare della tattica. L’ambiente ideale per il suo gioco “sulle nuvole”.
Pochi calciatori hanno diviso la tifoseria sampdoriana come Roberto Soriano. E dulcis in fundo l’ultima spaccatura, tra chi fa salti di gioia e coloro che già lo rimpiangono. Chi ha ragione? Sarà solo il tempo a dare una risposta. Forse.
ROBERTO BORDI
3 commenti
Forse è il sottoscritto ad essere troppo freddo e cinico ma la domanda è : perché dobbiamo fare dei temi di maturità su ogni giocatore che si allontana da noi? Guardiamo avanti sperando che queste fughe non portino ad un declassamento senza ritorno se così non sarà molto meglio!!!
La vendita di Soriano fa giustizia di 6 anni promesse non mantenute, gol e soprattutto passaggi elementari sbagliati, partite interne nascondendosi dal resto della squadra, gioco abulico e vogliamo, incapacità di interdire e costruire, di tirare, di piazzare la palla, di vedere il gioco.
Cos’altro mancava per capire che tra lui e Palombo c’era poca differenza?
Sinceramente mi sento liberato da una delle peggiori zavorre che abbiamo avuto in squadra da anni.
Siccome é un gran bravo ragazzo e un professionista serio, gli auguro tutte le fortune e magari anche di vincere un campionato in Spagna, perché no insieme ad un altro “tedesco” come Mustafi, anche lui amato come persona.
quindi dovresti tessere le lodi a questa proprieta’ che è riuscita a farsi dare 14,1mln x uno scarso…..