L‘estate da psicosi genoana è continuata così: bocconi amari a La Spezia e Milano, poi la debacle interna con la Fiorentina. Le turbolenze interne alla serpi di Villa Rostan hanno messo in luce la realtà dei fatti: stiamo parlando di una squadra di stazzi, giovani acerbi o parcheggiati d’autore, allenati da uno yesman privo di qualsiasi esperienza (in procinto di non mangiare neppure la salsiccia della settembrata, altro che panettone…) e tutti insieme agli ordini di una serie di dirigenti fuoriusciti dal cast di “Qualcuno volò sul nido del cuculo”.
A questo punto, come da copione, gli animosi cuginetti si sono subitamente divisi in due fazioni.
La prima, immediata nel dispiegare il proprio livore sul web, è quella degli antipreziosiani. Uniti, rocciosi e fieri di portare avanti la loro genoanità integra: essi non frequentano i sunnominati siti ma pascolano su pagine facebook o su piccoli blog di periferia. Contestano tutto e tutti, preferirebbero la terza categoria ad una stella col Preziosi e si arrogano il diritto di negare o fornire la patente di “Grifone Autentico” ad ogni bipede del pianeta.
La seconda fazione si presenta meno agguerrita, più numerosa e con l’unico scopo di difendere il Presidente. Qualsiasi cosa Egli faccia, dall’acquisto di un paracarro centroamericano al calcio in culo ad un fotografo di quartiere, è dettata dal diritto divino dei ”sette anni in A” e quindi non può essere oggetto di critiche.
Ma l’animale grifone, si sa, è poco incline all’obbiettività e così dopo le sberle di La Spezia, la debacle di San Siro e la Manita sulla guancia imposta dall’odiato Montella, le fila dei duri e puri si sono ingrossate.
Una buona parte avrebbe voluto la testa di Liverani esposta in Piazza Alimonda mentre altri esigevano la pelle del giovine Perin, passato da idolo del futuro a schiappa del presente nello spazio dell’esultanza di Rossi.
La rabbia per le sconfitte, il punto fatto da noi con una squadra attualmente più credibile e la pochezza generale espressa sul campo dai loro idoli stava velocemente riproponendo un clima simile a quello di Genoa Siena. Il derby, ormai dietro l’angolo, si stava sempre più palesando come un’ultima spiaggia.
A questo punto, però, è venuta a galla l’altra componente storica della mentalità rossoblù: la follia.
Ora, non stiamo qui a commentare nel particolari gli acquisti del Genoa, però una riflessione è d’obbligo: quale tifoseria al mondo, dopo un inizio di stagione tutto lacrime merda e sangue, poteva ringalluzzirsi per l’acquisto di un giovane pregiudicato sudamericano, un panchinaro del Chievo, un sedicente fenomeno greco, un fuori concorso napoletano ed un portiere d’albergo?
Ci sono remote possibilità che qualcuno di questi giocatori potrà non essere un pacco, ma è come se noi parlassimo di Europa League dopo aver preso il Van Basten del futuro (Petagna), lo Stromberg Islandese (Bjarnason) e l’ala sinistra non plus ultra (Barillà).
Il termometro sui siti genoani è dunque nuovamente balzato oltre la soglia di attenzione. Ringraziamenti alla presidenza, telematiche pacche sulle spalle e atteggiamenti da bulli internettiani: ho visto cose che voi umani… come per esempio un referendum in cui oltre il 47% degli interpellati dava per sicuro l’approdo nella parte sinistra del tabellone a fine stagione.
La follia li ha resi per un altro mesetto ancora ciechi e qualcuno in cuor suo spera nella stella della Gloria.
A Marassi, in ogni caso, le griglie non sono state smantellate.