“Non ho divinità da pregare, non ho padroni da servir / Non ho bisogno di maturare, nessuno mi potrà comprar!”. È con questi versi tratti dalla canzone “Rabbia&Stile” che si può sintetizzare la filosofia di vita di Oskar Giammarinaro, leader degli Statuto. Storica band della scena Mod italiana, da più di 30 anni gli Statuto raccontano i vizi e le deformazioni del Paese attraverso il loro stile inconfondibile fatto di vestiti eleganti, coerenza e il Modernismo come stile di vita.
Ma gli Statuto, ricordati dal grande pubblico per la sfrontatezza con cui portarono al Festival di Sanremo del 1992 la celeberrima hit “Abbiamo vinto il Festival di Sanremo”, nelle loro canzoni non parlano solo di politica e di scene di vita quotidiana, ma anche di calcio. “Ragazzo ultrà”, “Controcalcio”, “Facci un gol” sono un inno al gioco più bello del mondo e allo stesso tempo un’entrata a gamba tesa contro chi, negli ultimi tempi, ha cercato di trasformarlo in un business.
Oskar Giammarinaro è uno e trino: musicista, professore di musica alle scuole medie e tifoso sfegatato del Torino, che sostiene tutte le domeniche dal cuore della curva Maratona. Oskar è il leader degli Statuto, ma pure un ultrà granata. Lo abbiamo intervistato per farci raccontare il suo punto di vista sul prossimo avversario della Samp, con una doverosa divagazione musicale.
Quest’anno il Toro è partito fortissimo. Di chi è il merito di questo exploit?
«Sarebbe troppo facile dire di Mihajlovic, della squadra o del presidente Cairo. La verità è questa: tutto è partito dall’ottimo lavoro svolto da Ventura nei primi 4 anni della sua permanenza al Toro. L’attuale Ct è stato bravo a recuperare la fiducia dei tifosi granata, da un lato con alcune buone operazioni di mercato, dall’altro insegnando ai giocatori a onorare la maglia che indossavano. L’ultimo anno è stato vissuto un po’ da separati in casa, ma non cancella tutto il buono fatto in precedenza che ha avuto un ruolo decisivo nell’exploit di questa prima parte di stagione».
Secondo te, realisticamente, dove può arrivare il Torino di Mihajlovic?
«Oggettivamente abbiamo alcuni calciatori di qualità sia a centrocampo che in attacco e credo che, se impiegati bene, possano portarci tra le prime 6 della classifica di serie A. Ma ne sarei più sicuro se avessimo qualche giocatore di alto livello anche in difesa, dove ci manca qualcosina».
Che partita ti aspetti domenica contro la Samp?
«Molto difficile. Col Doria è sempre così: ogni volta che ci incontriamo i valori espressi in classifica si annullano e l’identità del match è sempre frutto della condizione del momento. Secondo me il Toro può fare una buona partita, ma sinceramente non so se basterà per fare punti».
Subito dopo avere appreso del disastro aereo di Medellìn, costato la vita ai giocatori della Chapecoense, il pensiero dei tifosi italiani è corso al Grande Torino, vittima nel 1949 di una strage dalla dinamica molto simile. Da tifoso del Toro, come hai reagito?
«Con spavento e dolore, ma allo stesso tempo con l’orgoglio e il senso di appartenenza che ci sono stati insegnati dai nostri nonni e dai nostri padri e che ci portiamo dentro fin dai tempi di Superga. È stata una sensazione terribile, come tutte quelle prodotte da drammi di questo tipo».
“Vita da ultrà”, “Intercity Firm”, “Il capitano” sono canzoni del vostro repertorio che raccontano un modo di vivere lo stadio (e più in generale il calcio) molto diverso da quello “Sky&cellulare” che si sta affermando. Come resistere a questo processo di omologazione?
«Facendo leva e forza su valori fondamentali per chi è cresciuto e vive in strada, cioè lealtà e appartenenza, nessuna mercificazione, rispetto, orgoglio, rabbia e stile».
Quest’anno è uscito il vostro nuovo disco “Amore di classe”. Ci racconti da dove nasce l’idea di un concept album?
«“Amore di classe” è stato pensato e realizzato con una tecnica compositiva diversa. Abbiamo usato la storia d’amore di Adamo, giovane Mod metropolitano di famiglia operaia, con Eva, giovane sua compagna di scuola figlia della Torino-bene, come pretesto per esporre argomenti a noi cari da sempre come la lotta alle discriminazioni di ogni tipo, la guerra al razzismo, il diritto alla scuola pubblica, il problema della disoccupazione, il tifo ultras e ovviamente il Modernismo».
Nel 2016 avete girato l’Italia per presentare il vostro nuovo disco. Per chi se lo fosse perso e volesse “recuperare”, è previsto a breve qualche concerto in Liguria?
«Sì, il 17 dicembre suoneremo al Raindogs di Savona! Vi aspettiamo».
ROBERTO BORDI
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Viva gli Who, Small Faces, Kinks, Yardbirds, Action, Artwoods, Birds, Creation, Eyes, Fleur de Lys, Smoke, Zombies…unici veri punti d’incontro con loro ma non col calcio (per colpa loro)….