Se volessimo miscelare in un’ideale assemblea di pensieri e considerazioni tutte le componenti interpretative che si muovono attorno al concetto attuale di Sampdoria ne verrebbe certamente fuori un cocktail dal nome esotico: double-edged, dalla doppia faccia.
Ovviamente dentro ci sta tutto, le componenti più diverse. Pensiamo alla partita casalinga con il Sassuolo.
A sentire il commentatore tv, il nostro ex Pellegrini, pareva di aver assistito ad una delle migliori rappresentazioni calcistiche degli ultimi tempi da parte di entrambe le contendenti. Al sottoscritto, e a molti altri, è parsa una partita noiosa nella quale le squadre (meglio però gli emiliani) si sono annullate a vicenda a danno proprio del bel calcio. Per inciso si sente un buon gusto, come di un caffè arabica 100%, ammirando il Barcellona che gioca al gatto col topo con l’Inter e di fatto lo umilia pur se non nel risultato sicuramente negli esiti totalizzanti apprezzati sul terreno verde.
A Marassi, nel commento post –partita, l’allenatore De Zerbi ha affermato (testuale) “Penso che la Samp nel gioco dentro al campo sia una delle migliori in Europa” (!?!?). A questo punto è difficile inoltrarci in disquisizioni che non siano aleatorie e prive del contatto con la più tangibile evidenza. A me, come tifoso, fa indubbiamente piacere ogni giudizio positivo nei riguardi della Samp, specie se viene da fuori. Però devo inquadrare il concetto entro i confini della realtà.
Esistono infatti due aspetti contrapposti: ciò che si è e ciò che si vorrebbe essere. Per la seconda eventualità è normale il ritorno, almeno nella fantasia, alle glorie dell’era “scudettata”. Ma sappiamo che ciò non è possibile salvo l’arrivo di qualche emiro che però, PSG docet, non è garanzia assoluta di successo, per lo meno fuori della mura amiche.
Ovviamente è normale, guardando la classifica, pensare che il nostro obiettivo dovrebbe essere quello di mantenere la posizione o se possibile migliorarla. Tanto più che dovremmo avere due punti in più senza lo sciagurato rigore di Cagliari, e al tempo stesso bisogna considerare i tre “reali” strappati al Napoli che difficilmente potranno vantare le nostre concorrenti.
Ma se consideriamo i giudizi di moltissimi tifosi è cioè che la Samp è squadra da decimo posto allora perché lamentarsi del pareggio con il Sassuolo? E’ un passo falso? Per quale motivo? Lo scorso anno questa partita l’abbiamo persa all’ultimo minuto. Mentre dopo la sconfitta di Milano Giampaolo ha detto che “Per il salto di qualità non possiamo perdere partite come questa”. E allora ti viene da pensare a questo benedetto passaggio tra le “elette” che sembra sempre più una chimera, un inganno dei sensi, un vagheggiamento insolito per una realtà che, viceversa, non dà segnali concreti di potersi realizzare.
Forse saremo costretti a restare in questa sorta di limbo nel quale gioie e dolori si rappresentano ad intervalli costanti ed in maniera spezzettata come i passaggi laterali tra giocatori che inevitabilmente si infrangono tra le gambe degli avversari a meno che non si tratti della sublime squadra forgiata da Guardiola e ora nelle mani di Valverde. Dunque il mio mezzo ego chimerico “mantovaniano” sentendo l’inno della Champions sogna il ritorno tra le grandi europee e immagina le maglie blucerchiate tra quelle azulgrana al Camp Nou o in lotta con quelle bianche “realine” al Santiago Bernabeu. Ma questa è una fantasia contemplativa che voglio concedere ai miei spazi mentali pregni di dolci ricordi.
Mentre l’altra parte di me, che chiameremmo “colantuoniana” (per i più giovani, viene da Mario Colantuoni Presidente di una Samp preistorica ma felice) deve rallegrarsi dell’attuale posizione in classifica a prescindere, come direbbe Totò, e pensando soprattutto che anche quest’anno il problema salvezza non dovrebbe essere di nostra pertinenza. Il miscuglio di cui parlavo all’inizio non ha pertanto un gusto deciso. E’ dolce o amarognolo secondo la forma mentis di chi giudica ma comunque, per ora, è ancora molto “beverino”. Ma voglio concedermi ancora un’osservazione prima di terminare e non vuole essere una critica venuta dopo una sconfitta. Classifica alla mano ci sono cinque squadre a quindici punti e ben undici nel breve spazio di tre punti. Perché solo di una se ne parla come di quella allenata da un mister quasi taumaturgico che lavora 12 ore al giorno, una sorta di alieno che tutti gli osservatori ammirano e i cui sistemi sembrerebbero da insegnare all’università(calcistica)?
C’è qualcosa che non quadra. Probabilmente esiste qualche carenza in me che mi impedisce di comprendere. Lascio la palla ai grandi esperti.
5 commenti
Condivido appieno il finale dell articolo, il nostro stakanov della panchina e’uno dei piu’sopravvalutati dagli addetti ai lavori mentre e’semplicemente un onesto e noioso mestierante,di guardiola ce n’e’uno, tutti gli altri…
Bellissimo articolo. Mette in risalto parecchi temi. Il primo: se la Samp è da decimo posto perchè criticare GP.
Il secondo se Ferrero non va bene, almeno come immagine, cosa dovevamo dire noi che abbiamo vissuto l’epopea dell’avvocato di campagna, peraltro persona simpaticissima.
Andiamo con ordine Gp, con qualche difettuccio, è un ottimo allenatore. Lo dimostrano i fatti. Ogni anno battiamo qualcuno delle grandi e in passato non succedeva spesso. E poi quanto giocatori lanciati nell’orbita dei Top club?
Per quanto riguarda la dirigenza in toto, certo non è la samp di Paolo o dei primi anni di Enrico ma, comunque, sono molto bravi sia ad acquistare sia a vendere. Ora il prossimo anno visto che dovremo riscattare sicuramente Tonelli e Saponara e probabilmente Audero e Defrel serviranno almeno 35 milioni di euro complessivi quindi aspettiamoci la cessione di Andersen e di Praet ma, non strappiamoci i capelli magari ne arrivano due ben scelti dalla dirigenza che con la cura di GP saranno ancora più forti
In effetti la carriera del mister è quantomeno singolare: tutti, ma proprio tutti ne parlano benissimo, una sorta di genio della panchina…
Poi guardi il suo palmares e…niente!
Neppure una promozione dalla C alla B ha ottenuto, il nulla totale e una sfilza di esoneri e/o dimissioni un pò inquietante…
C’ da dire che anche Sarri, allenatore molto simile a lui come idee e stile di gioco fino a 7/8 anni fa veniva esonerato dal Sorrento, ed ora allena il Chelsea in Premier League!
Chissà, forse sono personaggi ma soprattutto allenatori particolari che solo dopo varie esperienze riescono ad unire le loro sicuramente valide metodologie di allenamento a tutti gli altri aspetti che riguardano il mestiere del mister, a me quest’anno pare di vedere una Samp diversa dall’anno passato e credo che ciò possa dipendere dalla nefasta esperienza del girone di ritorno dello scorso campionato, speriamo che sia davvero così per lui ma…soprattutto per noi!
Bell’articolo, che mette sul piatto diversi spunti. Davvero interessante quello sulla…. nostra percezione della squadra, nell’ottica delle sue “dovute e/o lecite ambizioni”.
E’ vero, anche dentro me, che qui sono pure stato etichettato come “aziendalista”, c’è un tifoso romantico ed eccitato, che coltiva l’idea di una Sampdoria vincente. Vincente. Quindi assolutamente migliore, più forte di quella di oggi.
Cioè, sono contento di come siamo oggi, società solida che tranquillizza, squadra che gravita nella prima metà della Serie A (dietro ci sono: metà serie A, tutta la B…), ma credo che l’essere tifosi sia inscindibile dal prefigurare dentro di se la propria squadra vincere qualcosa.
Non si sa quando, ma dovrà succedere.
E dentro di me, una mia parte (conscia o inconscia) ne coltiva l’idea.
Anzi, per me è insito nella parola “tifoso” l’essere (anche) sognatore ed ottimista, prima di una singola gara anche se proibitiva sulla carta, e anche in ottica di futuro a lungo termine.
Su Giampaolo, il gioco… avete già detto tutto voi. Però vorrei mettere sul piatto una cosa, non se ne parla mai qui, non so perchè, ma io prima, durante e dopo un derby ho emozioni che sono cento volte più forti di qualsiasi partita contro Juve o Napoli… L’averne vinti molti negli ultimi ani non era per niente scontato, e io mai e poi mai darò scontata una vittoria in un derby dove per quanto mi riguarda la paura di perdere supererà sempre (di poco o di tanto) la voglia di vincere. Immaginate se i risultati fossero stati al rovescio!
Questo parlare attorno a Giampaolo in continuazione inizia ad essere un po’ stucchevole e noioso, pensate veramente che con un altro allenatore faremmo meglio? E la valorizzazione di tanti giovani ci sarebbe stata lo stesso? Mah, dubito molto. Io ho iniziato ad essere tifoso nell’era Colantuono e aldilà della simpatia del personaggio erano tempi duri, non ricordo mai una vittoria contro una grande, un pareggio era già considerato un miracolo, quindi non lamentiamoci troppo dell’epoca attuale perché negli anni 60-70 delle stagioni da decimo posto sarebbero state considerate memorabili, noi, me compreso, siamo stati drogati dal fantastico periodo di Mantovani, teniamocelo stretto ma mettiamolo nel cassetto dei ricordi altrimenti viviamo male e non saremo mai contenti