La prima cosa da fare è ringraziare Edoardo per gli ultimi anni da presidente. Ringraziare lui e la sua famiglia, il patriarca Riccardo in testa, che ci hanno permesso di sopravvivere, tra alti e bassi.
Molti tifosi sono giustamente sbigottiti per l’arrivo alla Samp di Ferrero: uno show-man gesticolante, che si distacca anni luce dalla pacatezza a cui ci avevano abituato i Garrones, nel bene e nel male.
Ma proviamo a vedere il bicchiere mezzo pieno.
Edoardo non ne poteva più, non ce la faceva più. Ma non da settimane, probabilmente da anni.
In mezzo a due fuochi, era tirato da una parte dai tifosi che volevano sogni, ambizioni, e giocatori. Dall’altra parte era tirato da una famiglia che sebbene fosse pronta a ripianare i debiti dell’U.C. Sampdoria, non considerava la Società di calcio tra le priorità aziendali e famigliari.
Edoardo l’ha spiegato mille volte. E, a scanso di equivoci, l’ha ribadito anche l’altroieri: dopo la Champion’s League, la fuga in contemporanea di Marotta e Paratici ha sbriciolato completamente l’assetto societario. La società si è trovata nuda in un mondo calcistico fatto di squali.
Hanno sbagliato in seguito la scelta dei dirigenti. E questo ha provocato un colpo gravissimo alla Samp.
Con la parte tecnica gettata nel caos, la retrocessione ha provocato un salasso economico che la società paga ancora adesso.
Sono seguite alcune contestazioni. Ma, a nostro avviso, niente di così grave. Qualsiasi piazza avrebbe contestato la propria Società che li ha trascinati in B in un modo tanto grossolano.
E qui finisce la prima parte.
La seconda parte inizia con l’addio a Riccardo, dopo una grave malattia. Edoardo prende le redini della situazione, ma ha un solo pallino in testa: costruire lo stadio.
E’ l’unico modo per mantenersi economicamente, visto che la famiglia non gradisce ulteriori esborsi per la Samp.
E infatti, negli ultimi anni, non facciamo praticamente mai mercato, non rischiamo mai. Non azzardiamo un investimento che sia uno, che possa fruttare in futuro: il primo comandamento è: abbattere sempre di più i costi.
Ma, per quanto riguarda lo stadio mai realizzato, la colpa è totalmente della Città, che gli mette ottusamente i bastoni tra le ruote, anche per quell’incomprensibile indolenza che attanaglia Genova e gran parte della sua classe dirigente e che rende la città sempre più decadente. Altro che Venezia!
E’ Genova la Moribonda d’Italia..
Per Garrone questo è troppo. Non gli fanno realizzare il progetto stadio e la Sampdoria diventa solo un peso. I tifosi non lo sostengono. Anche perché i Garrones, animati dal più austero realismo ligure, non riescono ad instaurare empatia con i tifosi che hanno bisogno, tutto sommato, di sollecitazioni emotive.
Il calcio, non dimentichiamolo, è uno sport popolare. Chi ha fatto faville nel calcio, come ad esempio Maradona, Baggio, Totti, lo ha fatto perché si è trascinato dietro l’entusiasmo di un popolo intero.
Per retaggio famigliare, i Garrone sono inclini ad un modello di leadership autoritaria, poco conciliabile con un mondo in cui si sentivano minacciati sia dall’alto (da quelle sanguisughe dei dirigenti/ procuratori), sia dal “basso” (alcune parti della tifoseria che non avevano rispetto per la loro persona).
Edoardo non ce la faceva più.
E allora, a questo punto, è meglio che abbia lasciato la mano.
Vediamo dunque il bicchiere mezzo pieno.
Con Garrone avremmo vivacchiato ancora chissà per quanto tempo.
I più sognatori tra i tifosi avrebbero ambito a traguardi puntualmente disattesi.
I talebani della difesa a oltranza a Garrone si sarebbero fatti il sangue marcio per il mancato rispetto al loro presidente.
Insomma, si sarebbe ripetuto per chissà quante stagioni, il clima nevrotico ben poco entusiasmante degli ultimi anni. Garrone ci avrebbe garantito la serie A. Ma probabilmente ci avrebbe anche garantito la mediocrità.
Ora tocca a Ferrero. E per quanto il personaggio crei dei forti dubbi, va sostenuto.
E’ un soggetto naif, ma sicuramente ha occhio per lo spettacolo.
Siamo genovesi, quando arriva il foresto siamo diffidenti. Pensiamo: “Belin, questo ci vende il fumo e ce lo mette sotto la coda”.
Ma Ferrero vive di spettacolo e di affari. Ha toppato con la Livingstone, ma ha portato a casa anche diversi successi nel mondo del cinema. A quanto ha detto Garrone, le persone che hanno fatto da tramite per Ferrero sono state serissime, professionisti di tutto rispetto. Le cose potrebbero anche girare bene…
E poi il calcio dev’essere divertimento, un po’ di entusiasmo ce lo meritiamo anche noi.
I tempi cambiano, nel bene e nel male. Di presidenti pronti ad investire calcio e allo stesso tempo animati da solidi principi morali se ne trova uno ogni 100 anni, e noi lo abbiamo già avuto… Fermo restando che Massimo Ferrero ancora deve dimostrare di che pasta è fatto.
Ora guardiamo avanti e come ha detto Bosotin, forse per un po’ la smetteremo di parlare solo di salvezza e di sofferenza.
6 commenti
Finito il tempo dei piagnistei (peraltro giustificati), inizia quello dei fatti. Grazie ai Garrone (nonostante tutto, dal loro punto di vista non volevano dilapidare il patrimonio di famiglia per la Samp, in stile Moratti) e avanti Ferrero, giriamo pagina, seppur faticosamente, sperando che Dio ce la mandi buona! Non è il fatto che sia sfacciatamente romano (anche io sono nato al centro di Roma ma sono totalmente diverso da Ferrero), ci mancherebbe, ma che rappresenta un tipo di imprenditore spregiudicato, pirotecnico, estroso e rampante, che la sonnacchiosa Genova non si attendeva minimamente e che non ha mai avuto tra i suoi presidenti. Aspettiamo i fatti concreti nel mondo del calcio (ok la bancarotta, lo so) prima di giudicare Ferrero solo per l’anello al dito mignolo o i capelli tipo Er Monnezza.
Fiducia a Ferrero! vediamo l’esito di Mihajlovic innanzi tutto. Poi Garrone aveva grande solidità economica ma una gestione da provinciale… Speriamo bene e forza doria!
Sinisa io spero e penso che rimanga… Come dice l’artciolo cerchiamo di avere un po’ di ottimismo.. E’ calcio, divertiamoci!!
Da li ha ringraziarlo aspettiamo un attimo (mi sembra abbia veramente venduto al primo che si è presentato), il Dado e tratto ed ora ci siamo dentro fino al collo, non mi preoccupa il fallimento della Livingstone (o come si chiamava…) ma la mancanza di soldi che sembra avere e che i Garrone garantivano anche se con il contagocce!!!!
Garrone svela retroscena, altro effetto della vendita: «Gente che si è presentata per gestire la società, tanta. Appena gli metti in mano un’azione scappano tutti, però. Ci sono stati contatti con i cinesi, è vero. Ma anche loro si sono tirati indietro. I russi, poi, li aveva contattati mio padre: ma a loro il calcio non interessa». Un problema non soltanto relativo alla Sampdoria. «Il calcio italiano è senza stadi, troppo legato ai diritti televisivi con contratti che si rinegoziano di continuo, male organizzato. Per questo le squadre italiane non interessano; se si escludono le prime tre, forse, le altre non interessano». http://www.ilsecoloxix.it/p/sport/2014/06/15/AR7VGtk-garrone_milioni_stress.shtml
I Garrone volevano vendere la Sampdoria e basta. Sia padre che figlio. Non hanno mai avuto in mente di riportarla ai fasti di un tempo. Appena si sarebbe potuto iniziare a volare loro tarpavano le ali vendendo Cassano ( con una scusa…), Pazzini e ogni volta i migliori ( Poli, Maggio, Icardi, Campagnaro, Storari……). Come potevano sperare di essere amati dalla tifoseria? Portando la Samp in B e poi condannandola alla mediocritá alla stregua delle provinciali?
Siamo contenti che se ne sia andato e che stia lontano!
Fiducia in Ferrero. Che forse è giá più simpatico e amato dalla tifoseria.