Divergenze di vedute nell’area blucerchiata. Carletto Osti, il bromuro umano di tutti gli entusiasmi blucerchiati, vola perennemente basso, come un pollo nell’aia: “Punteremo ancora alla salvezza. Prima sistemiamo le comproprietà, poi si vedrà. Le voci sui giocatori in arrivo sono nomi a caso, finché non si risolvono le comproprietà e non si vende non possiamo comprare un fico secco. Gli obiettivi saranno gli stessi dell’ultimo anno…” – queste le ultime parole di “sturm und drang” Osti: decisamente il più abile, nel panorama calcistico, a smorzare gli entusiasmi, a stracciare i maroni ai tifosi.
Al contrario Edoardo Garrone, con un impeto di esaltazione inatteso, rivela a tutti che non c’è solo la salvezza nei nostri piani, ma potremmo addirittura proiettarci al settimo posto!
E il suo ragionamento ci trova pienamente d’accordo: se le prime 6 del campionato sono a tutti gli effetti irraggiungibili, la lotta dal settimo posto in giù vede un sostanziale equilibrio tra le pretendenti.
Insomma dal settimo posto fino agli ultimi, non c’è una grandissima differenza tra le squadre, lo ripetono anche molti commentatori che la sanno lunga.
In effetti non riusciamo a capire perché Ghirardi, Cairo (pluri odiato dai tifosi), Setti e Percassi debbano allestire una squadra più forte della nostra.. Hanno mezzi così superiori? Non crediamo proprio.
Garrone ha fatto un’analisi molto lucida sul campionato. “Se c’è questo equilibrio tra le squadre di seconda fascia, paradossalmente può essere anche più facile arrivare al settimo posto. Con Mihajlovic abbiamo fatto una media punti quasi da Europa League.. Noi e le altre 14 squadre siamo sullo stesso piano. Proveremo ad arrivare primi fra le 14, intorno al settimo posto: ce la giocheremo anche noi».
Parole sagge, e stranamente ambiziose, che corrispondono al pensiero di una moltitudine di tifosi blucerchiati.
Quando quest’anno vedevamo Verona, Torino, Atalanta, Parma collocarsi nettamente davanti a noi, pensavamo che con un piccolo sforzo anche noi avremmo potuto competere a quei livelli.
Il problema è che ciascuna di queste squadre ha due/tre elementi che le portano ad un salto di qualità. Hanno tanti onesti pedatori e poi due/tre pedine che garantiscono un salto tecnico: quei classici elementi in grado di fare la giocata risolutiva, che cambia la partita in un lampo, sparigliando le carte e mandando all’aria la situazione di equilibrio.
Noi non abbiamo nessun giocatore con queste caratteristiche. Solo un gruppo di combattenti (quando le cose vanno bene), resi agguerriti da Sinisa, dalle sue iniezioni di spirito battagliero.
Ma giocatori dalla tecnica piuttosto modesta (alcuni dalla tecnica inesistente): o corrono a tutta birra, oppure sono cazzi.
Per arrivare settimi, oltre ai proclami che comunque ci piacciono, c’è bisogno di innestare un po’ di tecnica in una squadra di taglialegna.
Se proprio non può arrivare Cassano (e questa cosa, a chi scrive, fa girare le palle, solo Dio sa quanto!), dobbiamo trovare un Flachi 2.0: un giocatore capace di saltare l’uomo, di dare fosforo e grinta alle giocate d’attacco, di farci fare un fottuto salto di qualità. Altrimenti non si vede come possiamo ridurre il divario tra noi e la parte sinistra della classifica.
Osti, cuciti la bocca. Garrone, datti da fare.