Le memorie blucerchiate di Roberto C. La prima trasferta di massa fu doriana: 15.000 blucerchiati a Torino, nel 1966, anno ricordato anche per un rigore incredibile non fischiato alla Samp. La stagione si chiuse male, ma i doriani mostrarono a tutta l’Italia di essere una grande tifoseria.
Non dimenticherò mai quel 22 maggio 1966. La Samp conobbe per la prima volta l’onta della serie B ma fu veramente una retrocessione ingiusta.
E fece molto male per come si realizzò. All’ottava di ritorno eravamo già con un piede e mezzo nella cadetteria, poi avvenne l’ennesimo gran finale di campionato ma quella volta fu davvero strepitoso. Le ultime otto partite portarono la bellezza di 13 punti, 5 successi e 3 pareggi. Si giocava ancora con i due punti per la vittoria ed il campionato era a 18 squadre.
Ma prima, allo stadio Olimpico di Roma, successe una brutta cosa, anzi il “fattaccio” per antonomasia. 8 Maggio 1966, scontro diretto con la Lazio, anche lei in cattive acque. Al 75’ il nostro “bisontino” Ermanno Cristin si invola nell’area biancoceleste e viene atterrato in quello che probabilmente è il più nitido rigore della storia del calcio.
Il portiere Gori con tutte e due le mani e con le braccia ben allargate abbatte il nostro attaccante. Niente. Per l’arbitro Bernardis (che verrà odiato per decenni fino all’arrivo di Trentalange…) è tutto regolare. La partita finisce 0-0 e la Lazio terminerà il campionato a 29 punti… vedremo poi con quali conseguenze. Ricordo che negli anni seguenti ogni domenica campeggiò nei distinti superiori lato sud una gigantografia del famoso rigore negato.
Dunque all’ultima giornata si va a Torino per giocarci la partita contro una Juventus che ha ben poco da chiedere al campionato.
E’ una delle prime trasferte di massa in Italia, saremo stati quindicimila.
Bisogna notare che allora non esisteva ancora il tifo organizzato, a parte i Fedelissimi nati nel 1961 nel Bar di Via Canevari del primo grande tifoso blucerchiato, Beppe Andreotti, quello che a Marassi tutte le domeniche dettava il ritmo con il megafono.
E fu proprio in quella occasione che vennero organizzati i tre treni speciali oltre a centinaia di pullman che per la verità nacquero anche spontaneamente come quello sul quale viaggiò il sottoscritto. Quel giorno si giocò a Brescia (contro la Spal) la partita che interessava a noi direttamente. E fu una torta “vergognosa” con il pareggio spallino realizzato da un certo Osvaldo Bagnoli…
La Samp, invece, giocò gagliardamente e, subita una rete da Cinesinho (19’), non si demoralizzò ed anzi riuscì a pareggiare con quello che allora era la nostra bandiera, Giancarlo Salvi (61’). Sembrava che tutto andasse per il meglio quando Menichelli (67’) fece il classico goal della domenica, un collo pieno da trenta metri che si insaccò alle spalle di Battara. 2-1, e quello fu il risultato finale.
Ora bisogna sapere che “in quel tempo” veniva sospesa la trasmissione “Tutto il calcio minuto per minuto” nelle ultime quattro giornate. E dunque era stato organizzato un arcaico ponte telefonico (da cabina a cabina) con un nostro inviato a Brescia e non è che le comunicazioni avvenissero con frequenza. A fine partita successe una cosa molto particolare. Tutti i quindicimila rimasero fermi, immobili, in attesa delle notizie da Brescia. Si sapeva che le “rondinelle” erano in vantaggio (2-0) e quindi era assai prossimo un nuovo spareggio per la permanenza in serie A.
E mentre, dopo interminabili minuti, qualcuno sparse la voce che la Spal aveva pareggiato, cominciò a serpeggiare tra le fila dei tifosi un senso forte di malessere. Poi cadde la mannaia dell’annuncio ufficiale dall’altoparlante dello stadio. La fine. Lazio 29 punti, Spal 28, Samp 27… Fate un po’ i conti. Ho un ricordo indelebile di quel pomeriggio. Nel silenzio del Comunale si alzò il grido di lacerante disperazione della figlia di Beppe prontamente abbracciata dal padre con la ferma promessa che da lì sarebbe partita la voglia di riscatto, il germoglio di un nuovo fiore.
E a luglio nacque la Federazione dei Clubs Blucerchiati. Siamo stati i primi in Italia, è bene ricordarlo. E alla partenza da Torino, con i miei amici, ora stimati professionisti, veramente arrabbiati e da acidi precursori di futuri facinorosi tirammo le arance sulle vetture in transito, sotto il nostro pullman, nell’amaro ritorno a Genova. Si diventa grandi, sempre, attraverso le sofferenze.
2 commenti
Quel giorno, arrivato con un treno speciale, ero sugli spalti del Comunale, non avevo ancora 14 anni, ricordo perfettamente gli episodi, le emozioni, la fiducia e poi la delusione e l’arrivo del treno a Principe con il corteo funebre dei genoani. Ricordo il rigore di Cristin a Roma e la gigantografia a Marassi. Con noi gli arbitri hanno sempre venuto un occhio speciale….negativo nei momenti importanti.
Tuttovero cio che dici . Io aggiungo come la MALAFEDE CONCLAMATA dell arbitro BERNARDIS di TRIESTE SIA PASSATA INOSSERVATA dai media . Poi la sfortunata partita con la yuVe con palo clamoroso di CRISTIN E IL GOL DELLA VITA DI MENICHELLI . RETROCESSIONE INGIUSTA COME QUELLA CAUSATA DAL VENDUTO TRENTALANGE