“Ci sono un serbo, un tedesco e uno spagnolo”… Sembra l’inizio di una barzelletta e invece è uno dei piatti forti dell’intervista che l’anno scorso Pedro Obiang ha rilasciato a Samp Tv. Era metà giugno e Pedro aveva appena concluso la sua seconda stagione al West Ham. Ora però l’esperienza a Londra sembra arrivata ai titoli di coda, la Samp sta per rilanciare con una nuova offerta per convincere una volta per tutte gli Hammers a lasciare partire il “presidente” Obiang. Che, in quell’intervista, ha raccontato tutto, ma proprio tutto, del suo indimenticabile settennato a Genova. In attesa di un “secondo mandato”, ecco gli stralci più interessanti del suo incontro con Samp Tv.
Il rapporto con la piazza. “Per me la Sampdoria ha rappresentato una famiglia e lo è tutt’ora. Sono tornato allo stadio poco tempo fa e sono stato accolto come quando giocavo, non è tanto normale perché una cosa del genere succede quando sei diventato una bandiera e hai fatto qualcosa di importantissimo. La gente mi vede in giro, mi saluta e mi parla come se non fossi mai andato via: questo mi porta sempre una grande emozione. Sono stato anche in sede per salutare tutte le persone che mi hanno aiutato nel mio percorso. La Sampdoria per me è qualcosa di molto grande, poi ci siamo separati ma sono diventato e sarà sempre un grande tifoso dei blucerchiati”.
Da Madrid a Genova. “I primi anni alla Samp? Traumatici. Ma col passare degli anni ho imparato l’italiano e mi sono fatto degli amici: ora con Genova ho un legame forte, visto che anche miei migliori amici sono di Genova. Il mio esordio (contro la Juventus a 18 anni, nda) è stato indimenticabile. Mister Di Carlo mi ha detto di riscaldarmi, non ci ho creduto e ha dovuto ripetermelo un’altra volta. Incredibile per un ragazzo di 18 anni. Una volta in campo dopo 5 minuti non respiravo in più dall’emozione, ma alla fine è andata bene. La serie B? Per me è stata una cosa positiva, non volevo andarmene da Genova e comunque in rosa c’erano giocatori di Serie A come Pasquale Foggia, Daniele Gastaldello, Paolo Castellini, Angelo Palombo… I calciatori non mancavano. Quell’anno (stagione 2011/2012, nda) siamo riusciti a restituire qualcosa alla gente”.
L’amicizia e il ricordo di Riccardo Garrone. “Con la famiglia Garrone avevo un ottimo rapporto. Il presidente Riccardo Garrone passava molto tempo con me, mi chiedeva sempre della mia famiglia ed era diventato una figura importante della mia vita. Sapeva chi fossi, quindi il presidente è stato importantissimo. La partita con il Pescara dopo la sua morte? Ci tenevo a ricordarlo con un gol, una rete composta da tante situazioni attorno come il bene che mi voleva la tifoseria e l’affetto dei compagni. Era un gol per tutti quelli che avevano avuto fiducia in me”.
Amici di sangue. “Io, Krsticic e Soriano Siamo arrivati tutti e tre da fuori nello stesso momento, quindi anche se Soriano è italiano per me rimarrà sempre tedesco. L’italiano non era proprio il nostro forte, siamo usciti insieme un sacco di volte, a Genova ci hanno visti ovunque e nessuno può dubitare del nostro rapporto. Però sul campo era difficile avere la stessa sicurezza. In campo ci siamo dati una mano a vicenda, anche se tutti insieme eravamo come la criptonite. Non riuscivamo mai a dare il massimo, ma non vedo l’ora di potere tornare, un giorno, a giocare insieme a loro”.
Parole sincere uscite dalla bocca di un ragazzo serio dentro e fuori dal campo. Con la maglia della Sampdoria, in Serie A, ha totalizzato 4 gol in 99 presenze tra il 2010 e il 2014. A quando le 3 cifre?