Il racconto del grande tifoso Roberto C, autore delle Memorie Blucerchiate
Analizzando i commenti sul blog mi pare di capire che la mutazione antropologica del popolo doriano sia giunta, come in un percorso del Monopoli, al punto di partenza. Il tutto corroborato dai “sentimenti ufficiali”, a partire da quelli dei media che confermano come il processo di smitizzazione sia un andamento ormai giunto a compimento.
Mi sembra, infatti, che il retro-cammino del ridimensionamento sia arrivato ad una logica conclusione, cioè all’inevitabile constatazione che la nostra collocazione nello scacchiere del calcio italiano sia ormai consolidata nella squadra che può solo aspirare alla salvezza magari un po’ meno sofferta di quella appena raggiunta con non pochi brividi.
Perché, diciamola tutta, la Samp quest’anno meritava la retrocessione e se ciò non è avvenuto è stato dovuto unicamente alla potenza del… fattore C! E ne abbiamo avuto tanto. Sarebbe bastato niente (la partita con la Lazio dice qualcosa?) per finire tra i cadetti.
Per questo voglio dire che se, come sembra, ci si è convinti di questa inevitabile realtà, allora le sofferenze prossime future potranno essere vissute con un atteggiamento più appropriato, con quello spirito “minimalista” che avevamo nell’epoca pre-Mantovani quando per aver evitato il pericolo della serie B si andava a fare caroselli in Piazza De Ferrari.
Eppure anche allora ci sono stati momenti in cui la forza propulsiva di una pur immotivata illusione riusciva a creare un alone ideale, quasi un abbaglio per una dimensione che non era la nostra. Tutto ciò pensavo l’altro giorno quando ho trovato, tra le scartoffie relegate in cantina, un reperto archeologico che merita di essere rivisitato. E’ un quaderno formato rettangolare con su scritto “Sampdoria – Campionato 1964-1965”.
Venivamo dalla vittoria nello spareggio di San Siro contro il Modena, quello ricordato recentemente in tutte le fotografie con il compianto Giancarlo Salvi in trionfo. Il campionato 1964-1965 iniziò il 13 settembre con un risultato “ad occhiali” in quel di Vicenza. Abbastanza normale. Ma la domenica successiva (giova ricordare che si giocava sempre e tutti alla stessa ora “nel dì di festa” – che bei tempi!) ci fu un rocambolesco 3-0 ai danni della Fiorentina (Da Silva – Sormani – Barison i marcatori). Ed ecco che la fantasticheria fa capolino. Compro il famoso quaderno e comincio a scrivere le formazioni, il risultato, un commento, il tutto corredato da alcune fotografie ritagliate dal giornale. Scarico “ormonale” da tifoso sedicenne. La Samp di Ernst Ocwirk e del Presidente Lolli Ghetti (un armatore, e solo questo faceva un po’ sognare…), tra l’altro, aveva un quintetto d’attacco di quelli che si ricordano (almeno vale per me…..): Frustalupi (un “piccolo” grande) Lojacono (il Ramon forte centrocampista oltre ad essere stato, a Roma, il boy della futura signora Celentano, Claudia Mori, ma questa è un’altra storia…) Sormani (detto il “Pelè bianco”), Da Silva (il mitico “China”), Barison (gran goleador). C’erano tutte le premesse per una bella cavalcata e difatti alla terza ci fu il pareggio di Cagliari (1-1 reti di Riva e Barison). Ma il bello doveva ancora venire: 4 ottobre, Samp-Roma 1-0(Lojacono), 11 ottobre Bologna – Samp 0-1 (Barison), e per finire 18 ottobre Samp-Mantova 1-0 (Da Silva). Morale:alla sesta giornata la Samp è prima (con il Milan) a 10 punti (la vittoria ne valeva ancora due). Spettacolo ed entusiasmo, il quaderno traspira felicità da ogni pagina. Il quintetto d’attacco rievoca i fasti del famoso “attacco atomico” dei primordi (Bassetto, Baldini, Gei…..) e lo stadio risuona nel mitico canto “China, China, China” (Da Silva). La fantasia comincia a costruire castelli in aria. “Dove potrà mai arrivare questa Sampdoria? Domenica facciamo polpette del Varese e poi ce la vediamo per il primato con il Milan, e se pareggiamo a Torino schiantiamo quelli là nel derby….” Volare oh, oh, sognare oh, oh.
Purtroppo tutto finì con il successo sui…. mantovani (nomen, omen). Le successive quattro partite furono altrettante sconfitte (Varese 2-0, Milan 0-2, Juve 2-0, e… Genoa 2-1) e la magia ebbe termine. La mia rabbia di imberbe speranzoso, ma già allora senza mezze misure, mi fece chiudere mestamente la pubblicazione che ancora oggi, con la polvere del tempo, è lì abbandonata, tra i vecchi reperti di un tempo ormai definitivamente andato, alla data del 18 ottobre 1964. O la gloria, o niente! La salvezza arrivò all’ultima giornata con un pari a Bergamo: 29 punti. A 28, retrocessi, ci stavano quelli che avevano vinto il derby. Ma avevano la famosa “supremazia della città”. Contenti loro!! Un altr’anno, oltre alla salvezza, sarà proprio questo l’unico obiettivo: il primato cittadino. E’ una triste realtà ma così vanno le cose nel mondo. E non ci sarà da gridare un altro “China, China”. Accontentiamoci, d’altronde la consapevolezza è già una forza!
ROBERTO C.
4 commenti
molto emozionanti questi racconti.anche io da ragazzino facevo le stesse cose,quaderni,ritagli di giornale ecc ecc.posso dire di aver fatto tutto la parabola del doria.dalla fine degli anni 70 dove c’era praticamente una societa’ in cenere fino alla finale di wembley e poi il naturale ridimensionamento fino ad oggi.e’ vero che una volta mangiata l’aragosta e’ dura abituarsi di nuovo al minestrone ma sembra oramai che quasi tutta la tifoseria si sia rassegnata alla nuova dimensione.quest’anno l’incazzatura deriva dal fatto che i nostri giocatori/molluschi non abbiano capito la realta’ e scendevano in campo con la stessa energia che ho io nell’alzarmi dal letto tutte le notti alle 3 per andare a lavorare……la supremazia cittadina purtroppo sara’ l’obiettivo per i prossimi anni e intanto sono 2 anni di seguito che arriviamo dietro…….l’anno prossimo servono giocatori affamati e cazzuti
La mia malattia per il calcio e per i nostri colori portava il sottoscritto a…inventarsi i campionati!
Su un quaderno trascrivevo un calendario da me rifatto ex novo, ci mettevo i risultati che più mi sembravano logici e…alla fine lo scudetto lo vinceva la SAMPDORIA!
Da essere davvero fuori di testa…
Ottima analisi Roberto, specie quella sulla mutazione antropologica, saranno contenti quelli che, quasi quasi, “preferiscono” tornare all’era pre – Mantovani così possono dimostrare che loro tifano a prescindere dal risultato…
Permettimi solo una piccola divergenza di vedute: vero, alla fine ci siamo salvati per quelle due rocambolesche e fortunate gare contro Sassuolo e Lazio ma se solo pensiamo alle prime gare del girone di ritorno perse o pareggiate per episodi tutti negativi e sfortunati direi in conclusione che lo scontro Dea Bendata – Sfiga finisce come minimo in parità…
Ricordo quell’annata. Ero aBologna per 1-0 a nostro favore e anche a Bergamo per la gara salvezza 0-0 nella quale venne spolverato il vecchio grande Bernasconi e venne lanciato il figlio di Carniglia.
Quell’anno si diceva che tutto saltò per aria per colpa di una tresca tra la moglie di Barison e Francisco Ramon Lojacono. Peccato
Quella della moglie di Barison con Lojacono la ricordo anch’io. Perchè il Ramon argentino era uno di quelli che con le donne non sbagliava un colpo…..anche con quelle “proibite”. Tra l’altro questo fatto delle tresche con mogli di altri giocatori fa ricordare quella recente di un altro argentino…della Samp. Sono calienti!