Nuovo appuntamento con le Memorie Blucerchiate, scritte dal grande tifoso Roberto ’48I
ll 6 giugno 1982 è stato un giorno molto importante nella storia dei colori blucerchiati ed anche della mia famiglia che lo ha vissuto in un modo molto particolare.
Andammo a pranzo per festeggiare i 3 anni di vita del mio caro nipote Pier Paolo e poi tutti insieme ci recammo a Marassi. Il fatto di rilievo per me è che per la prima ed unica volta vidi mia mamma allo stadio. Era venuta con tutti noi a festeggiare la promozione in serie A della Sampdoria. Che bel ricordo! Quello fu sicuramente il primo capitolo di un nuovo romanzo, l’approdo felice in un mondo già pregno di un futuro prossimo radioso e che aveva il punto d’inizio marcato a fuoco nella data magica del 3 luglio 1979 quando Paolo Mantovani rilevò la Società.
Ma è straordinario il fatto che quei 1068 giorni trascorsi nella “cadetteria” furono meravigliosi nonostante i non pochi problemi che si dovettero superare, i temporanei fallimenti per un obiettivo che tardava ad arrivare. E la giusta guida tecnica che non si riusciva ad individuare. Lamberto Giorgis, Lauro Toneatto (quello del “come si dice…”), Enzo Riccomini e finalmente, dal 15 ottobre 1981, Renzo Ulivieri che a buon diritto è sistemato nel Pantheon dei grandi che hanno servito degnamente la nostra bellissima maglia.
Eravamo felici, allora, perché il Presidente possedeva un dono rarissimo che oggi, e non solo nel mondo del calcio, è quasi scomparso del tutto. Aveva, pensate un po’, il “carisma”.
E quando, in quei due anni e mezzo di Purgatorio in cui, nonostante l’impegno profuso, non si riusciva a vedere l’agognato premio finale, quando la tifoseria si riuniva periodicamente al Teatro Boggiano di Bolzaneto o al Ferroviario di Rivarolo, il fermento che si percepiva, l’intensità dell’emozione che si viveva, erano qualcosa di veramente straordinario, unico. Ancora oggi mi emoziono al ricordo di Mantovani che entra nella sala ricolma di tifosi osannanti con il sorriso e il passo lento di chi sa in anticipo che il risultato non potrà mancare. Non ho mai più vissuto un tale stato d’animo. E so che ad ognuno di noi bastava la sua presenza per cominciare a sognare. Credevamo, percepivamo qualcosa di speciale nell’aria, l’inevitabilità di un successo futuro che era già segnato nel quadro della nostra storia.. Ne eravamo certi. Volevamo diventare “grandi” perché questo era ciò che emanava dalla figura del Presidente. Eravamo, come dice la Giggia (Rina Govi) a Steva (Gilberto Govi) nei “Manezzi” (pe maja na figgia), “destinati ad andare su”.
E poi venne un altro giorno in cui tutto questo si realizzò e per me fu il 30 giugno 1985, 24’ minuto del primo tempo della Finale (di andata) di Coppa Italia con il Milan a San Siro quando Greame Souness infilò, con un bel diagonale al volo, la porta rossonera. Poi il resto venne da sé. Da allora l’Italia ha scoperto una nuova realtà, una grande squadra di Genova. E presto fu così anche per l’Europa. E’ durata un bel po’ di anni questa favola.
Certo il carisma porta rispetto, stima, riconoscimento, attaccamento, amore, ma esso, come il coraggio manzoniano, se non ce l’ha “uno non se lo può dare”. Anche la tifoseria era diversa, aveva assorbito lo stile del capo, quella classe che comunemente si dice “non è acqua”. Ecco, vorrei dire ancora una cosa. Se mi si dicesse che, come allora, per ritornare ad un Neo-Rinascimento e quindi per avere sulla tolda di comando, anche non proprio un nuovo Paolo, ma almeno qualcuno che possa in qualche modo assomigliargli, fosse necessaria un’ulteriore caduta nell’inferno della serie B, personalmente sarei pronto ad accogliere questo “triste” passaggio come un momento di catarsi necessaria, una nuova palingenesi come atto di ineluttabile purificazione per un nuovo futuro radioso. Come diceva il Poeta di Recanati “le magnifiche sorti e progressive”. Alè!!
ROBERTO C.
4 commenti
Bellissime e giustissime parole…
Roberto, grazie. Ho iniziato ad abbonarmi nella sud nel 1980. Da allora , consecutivamente. Ricordo anche io quel l’atmosfera di passione , gioia ed attesa. Grandi parole le tue che mi portano a quei anni. I valori della Samp e quindi del nostro presidente, mi hanno cresciuto, e sembrerà impossibile , ma mi hanno dato forza e coraggio , come minimo nella stessa misura in cui me li dava la buonanima di mio padre. I valori che la società , e dunque Mantovani, imponeva , ma sorridendo, ai suoi calciatori, erano gli stessi che un , buon , padre cercava di trasmettere a suo figlio. Così è stato. Che bello ricordarlo.
E’ molto bello vivere l’empatia nei bei ricordi.Grazie Giovanni.
ehh beh come dice il mio nick io ricordo l’andata di quella finale di coppa italia
ma soprattutto il ritorno del 3 luglio 1985, col ferraris stracolmo e un’afa devastante:
finalmente la samp vince qualcosa !!
un’emozione unica, personalmente superiore allo scudetto (che era arrivato gradualmente
e al termine di un percorso durato anni)
quel giorno finiva la samp bella ma incompiuta e diventava una squadra bella e vincente !
ahhhh che malinconia…..